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Storia della calza della Befana: dove nasce la tradizione?
Gennaio 3rd, 2017 5:25 pm     A+ | a-
Sappiamo tutti che, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, la tradizione vuole che una anziana donna a bordo di una scopa volante regali doni e dolciumi ai bambini buoni, lasciando del carbone nelle calze di quelli che non lo sono stati. Ma come e quando nacque la figura della Befana e qual è la sua storia?

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Etimologia


La parola Befana è una correzione lessicale del termine Epifania, dal greco ἐπιφάνεια, epifáneia ovvero, ‘rivelazione’. Il vocabolo deriva dal verbo ellenofono ἐπιφαίνω, epifàino, traducibile come “mi rendo manifesto” e fa riferimento alla natività di Gesù Cristo. Secondo la tradizione delle chiese cristiane occidentali, dodici giorni dopo il Natale si celebra l’arrivo dei tre Re Magi al cospetto di Gesù Bambino e, più ampiamente, la rivelazione del Figlio di Dio all’uomo.


La figura della Befana


Secondo una vecchia leggenda, i Re Magi erano in viaggio alla ricerca della grotta che accoglieva il Figlio di Dio con lo scopo di omaggiarlo con i famosi oro, incenso e mirra. Faceva freddo e il percorso era arduo, così i tre bussarono alla porta di una vecchina per chiederle indicazioni sulla strada per raggiungere Betlemme; la donna indicò loro il tragitto corretto ma declinò l’invito ad unirsi a loro per rendere anch'essa omaggio al bambino. Ben presto, però, si pentì del suo diniego e corse per strada alla ricerca dei Re Magi, in modo da unirsi alla compagnia. Non trovandoli, decise di lasciare un dolce sull’uscio di tutte le case, con la speranza che all’interno di una di esse vi fosse il neonato Gesù. E così, secondo la leggenda, la vecchina continuò a fare negli anni successivi, ogni notte tra il 5 e il 6 gennaio, a 12 giorni dalla nascita del Figlio di Dio in giro per tutto il mondo.


Perché la calza


La storia della calza della Befana è, se possibile, ancora più nebulosa. Non ci sono notizie certe ma si ritiene che la scelta della calza come simbolo di contenitore per i dolci doni della Befana sia dovuto sia alla reale funzione cruciale dell’indumento nella tutela dal freddo e sia alla forma allungata, particolarmente adatta ad accogliere oggetti (dolci e carbone in questo caso) al proprio interno. In effetti, l’utilizzo alternativo del calzino non è un inedito nel corso della storia: si narra che Numa Pompilio, uno dei leggendari 7 Re di Roma, fosse solito appenderne una durante il Solstizio d’Inverno, momento di sacralità per la Roma Antica del tempo, affinché potesse ricevere il dono di una ninfa.

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Si racconta anche che la Befana girasse con la scarpe costantemente colme di buchi; per tale ragione, la tradizione contadina vuole che, spesso, venissero sostituite le calze a paia di scarpe, in modo che la vecchina potesse prenderle con sé in cambio dei doni per i bambini buoni. Le calze restavano però la soluzione preferita da molti poiché, allungandosi, permettevano di aumentare lo spazio e, di conseguenza, di ricevere più dolci.
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