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I dolci tipici più antichi d’Italia e la loro origine
Novembre 7th, 2016 4:45 pm     A+ | a-

La gastronomia dolciaria italiana ha una tradizione antichissima e diventa parte integrante della storia e delle storie che, nel corso delle ere, hanno generato evoluzioni sociali e culturali e che, inevitabilmente, si ripercuotono anche sul cibo e sulle tipicità mangerecce. Così, l’Italia ha imparato a raccontarsi attraverso i fornelli, le sue specialità, ricette che hanno resistito per secoli all’usura del tempo e che oggi vengono servite sui tavoli come decenni e decenni fa. Ecco i dolci tipici che hanno fatto la storia della cultura del dolce Made in Italy.

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Gelato

La paternità italiana del gelato è ormai indiscussa e riconosciuta a livello globale. La sua origine, però, si perde in un’epoca antichissima e, sotto molti punti di vista, ancora ambigua. Il sorbetto può essere considerato il vero e proprio antenato del gelato, dessert che giunse in Sicilia intorno all’anno 1.000; in quegli anni, infatti, la significativa presenza araba sulla costa sicula favorì anche l’esportazione di prodotti alimentari del tutto sconosciuti nel Belpaese. Fu così che la cittadinanza siciliana accolse fra le sue tipicità la canna da zucchero. Dobbiamo però attendere il XVII secolo per assistere alla comparsa dei primi, rudimentali gelati. Secondo quanto tramandato, fu proprio un artista del dolce siciliano, tale Francesco Procopio dei Coltelli, che realizzò il primo composto cremoso che la cittadinanza francese, dove il cuoco risiedeva, riconobbe come qualcosa di nuovo, il primo gelato della storia.

Gianduiotto

Il gianduiotto è qualcosa di più di un semplice cioccolato. Conosciamo tutti la tipica barca al gianduia della tradizione torinese, pochi di noi ne conoscono la storia. La nascita del cioccolatino piemontese può essere datata con facilità: era il periodo di Carnevale del 1865 quando la casa dolciaria Caffarel fece esordire la sua nuova creazione: un dessert di gianduia che venne distribuito per le strade della Città della Mole dalla maschera tipica di Torino, ovviamente Gianduja (anche lui). In quegli anni, l’utilizzo di gianduia in sostituzione del cacao, reso carissimo dall’embargo dei prodotti britannici voluto circa 50 anni prima da Napoleone, aveva spinto i pasticceri del posto a individuare nuovi metodi di preparazione del dolce, utilizzando le nocciole tipiche delle Langhe in sostituzione di buona parte del cacao. Col passare degli anni, i torinesi impararono ad amare il gusto tipico del dolce, ormai individuato come parte integrante dell’identità locale. Quando lo stabilimento Caffarel decise di fare esordire un nuovo dessert dando ampio spazio al sapore intenso del cioccolato torinese, tutta la popolazione rispose fin da subito in maniera positiva e il gianduiotto non tardò a entrare nelle abitudini gastronomiche dei locali... e non solo.

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Pastiera Napoletana

La storia della Pastiera Napoletana si intreccia a doppio filo col mito, le suggestioni pagane e narrazioni antichissime. Secondo la leggenda, la sirena Partenope dimorava nel Golfo che si estende alle pendici del Vesuvio e, ogni anno, durante il periodo primaverile, era solita fare capolino dalle acque per deliziare la cittadinanza con i suoi canti soavi. I cittadini decisero di rendere omaggio all’incantevole creatura delle acque porgendole una serie di doni tra cui uova, canditi, ricotta, zucchero, fiori d’arancia, spezie, farina e grano. La sirena, deliziata, mostrò cotanta abbondanza agli Dei, i quali fecero sì che gli ingredienti si armonizzassero in una creazione unica, la pastiera napoletana, dessert dalle fascinazioni... divine.

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